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Sii affamato. Sii folle.

L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai.

Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l’avrai davanti.

E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni.

Quindi continua a cercare finché non lo troverai.

Non accontentarti.

Sii affamato.

Sii folle.

(Steve Jobs)

La passione di Don Chisciotte

La passione è ciò che guida i capitani d’impresa.

La passione è ciò che ci spinge a prendere rischi o farci gettare in nuove avventure.

La passione inoltre è ciò che ci rende più convincenti con i clienti più scettici.

Ma la passione nasconde dentro di sé anche un incredibile paradosso: la cosiddetta Sindrome di Don Chisciotte.

Consulente MarketingSecondo questa “teoria” la passione è anche ciò che ci annebbia la mente e che illude facendoci vedere opportunità e potenzialità in mercati che ormai sono aridi oppure che non hanno alcuna possibilità di successo.

Per esempio in molti cercano di tradurre in business la loro passione per il benessere fisico (è la moda del momento, tze), purtroppo in molti non si rendono conto che questo mercato non ha una domanda sufficiente per garantire il successo di tutte le nuove imprese che intraprendono quest’attività.

Così come voler migliorare la società o eliminare la fame nel mondo sono delle stupende passioni, ma ciò non vuol dire che siano anche delle ottime possibilità di business.

In definitiva, quando la passione ci spinge a iniziare una nuova attività imprenditoriale, bisogna riflettere bene e analizzare attentamente il mercato in questione per essere sicuri di trovare una domanda congrua per trasformare l’impresa in successo. Cioè la passione non basta!

Altrimenti mantieni e coltiva le tue passioni, ma trovati un altro business!

Liberamente tratto da Don Quixote Syndrome.

(Articolo aggiornato)

Ernie Davis

La storia di Ernie Davis è incredibile.

Siamo alla fine degli anni ’50 nell’America della segregazione razziale, del Klu klux Klan, della superiorità della razza bianca. Un paese uscito vincitore dalla guerra ma ancora perdente nel riconoscimento dei diritti umani.

Ernie era solo un bambino nel 1951 quando la vita gli diede il primo duro colpo lasciandolo orfano di padre. Ma Ernie seppur apparentemente fragile, era già forte e coraggioso.

Si trasferì ad Elmira nello stato di New York con la madre e – dopo aver ottenuto successi su successi in molti sport – decise di dedicarsi esclusivamente al suo vero amore: il football.

Ernie però non era solo un ragazzo orfano, uno sportivo pieno di talento e predestinato. Era anche afroamericano, di colore, negro. E l’america del dopo guerra non era un buon posto per essere un orfano, afroamericano, con tanto talento (molto di più di tutti i ragazzi bianchi messi insieme).

Nonostante gli ostacoli creati dall’odio e dall’invidia, Ernie fece quello che nessuno prima di lui era riuscito a fare: scelto dalla Syracuse University, diventò in pochissimo tempo il leader indiscusso della squadra, la portò a due importantissimi Bowl e fu insignito del massimo riconoscimento del football universitario statunitense, l’Heisman Trophy. Diventando il primo giocatore di colore a fregiarsi di tale riconoscimento.

La vita però non aveva smesso di tirargli brutti colpi, anzi il più duro non era ancora arrivato.

Nel 1962 Ernie dovette terminare la sua carriera di giocatore professionista a soli 22 anni, non potendosi godere la meritata fama. Una forma gravissima di leucemia lo colpì a tradimento. Nel fiore degli anni. All’apice del successo. Incredibile.

Ancora una volta però Ernie non si arrese. Lottò strenuamente. Portò avanti con coraggio la causa dei fratelli afroamericani e dimostrò al paese intero come andavano combattute le battaglie che la vita ci pone davanti: con coraggio, a testa alta.

Ma non bastò. Dopo un anno di malattia, di magnifici esempi di umanità, Ernie entrò nella leggenda.

Lui che correva più forte di tutti gli altri, lui che aveva più talento di tutti gli altri, lui buono, gentile ed educato più di tutti quanti gli altri: Ernie Davis, conosciuto ancora oggi come The Elmira Express, il treno di Elmira, sintesi perfetta della sua straordinaria potenza e dell’incredibile velocità.

Che cos’è il Web Marketing?

Non sono un professore, scienziato o uno dei tanti tuttologi che hanno invaso il mondo. Infatti non avendo tutte le verità in tasca, ho deciso di rendere pubblica la mia ignoranza ponendo al mondo della rete una semplice e (pare) allo stesso tempo complicatissima domanda:

che cos’è il web marketing?

Questo mio dubbio nell’ultimo periodo è divenuto un enigma inestricabile, soprattutto a causa della vorticosa ascesa dei VIP del momento: il SEO e i Social Network.

Troppi SEO Specialist, Social Media Expert, Search Engine Evangelist scorazzano su e giù per il web professando il verbo e promuovendo incredibili campagne di Web Marketing (e qui casca l’asino) in grado da un giorno all’altro di cambiare la vita delle piccole e grandi aziende italiane, chissà se in meglio o in peggio.

Pertanto, spinto anche da un ottimo articolo di Andrea Voigt, ho preso coraggio e mi sono buttato a capofitto alla ricerca della definizione perduta.

Che cos’è il Web Marketing?

E come avrebbe fatto un Indiana Jones 2.0 qualsiasi ho creato un sondaggio su Facebook, ho fornito varie risposte “pre-fabbricate” e mi sono divertito ad inserire dei simpatici trabocchetti, pensando: magari qualcuno ci casca :-).

Più di 100 persone (tra cui moltissime voci autorevoli) mi hanno fatto felice dando una risposta (per di più sensata), facendo sì che questa mia ricerca acquisisse un valore sostanziale.

Web MarketingLa definizione con più risposte è quella che fornisce anche Wikipedia (la possiamo ormai considerare la fonte più autorevole che esista?), ovvero il Web Marketing è la branca della attività di marketing che sfrutta il canale online.

Stop. Semplice, chiaro e conciso.

Anche tutte le altre definizioni che hanno ricevuto più voti legano e fanno discendere, inesorabilmente, il Web Marketing dal Marketing.

Ovvio, direte voi! Eh no, purtroppo no. Bisogna dirlo, urlarlo, dimostrarlo. E poi ripeterlo e dirlo di nuovo.

Il Web Marketing opera online, così come il Marketing opera offline.
Cambiano gli strumenti, le piattaforme, le soluzioni, i soggetti e il loro modo di agire ed interagire. Ma sono, alla radice, la stessa cosa (addirittura alcuni hanno risposto al sondaggio scegliendo la definizione di Marketing offerta da Wikipedia).

Dopo questo lungo pistolotto, voi vi chiederete ma perché questo ci sta martellando con questi concetti scontati?

Perché nella realtà non è così.

Se navigate un po’ troverete degli esempi di servizi di Web Marketing offerti in giro che lasciano veramente a bocca aperta. Cito testualmente:

  • indicizzazione sui motori di ricerca compresa della traduzione dei testi nelle altre lingue;
  • campagne Pay per Click Management e Seo, anche conosciute come “posizionamento su google”;
  • visibilità sui motori di ricerca e i social network;
  • ecc.

Tutte cose importanti, necessarie, molto alla moda. Ma nessuno di questi può essere definito, in maniera propria e precisa, un servizio di Web Marketing, mai!

Il SEO non è Web Marketing e non lo sarà mai.

La presenza di un’azienda sui Social Network non è Web Marketing e non lo sarà mai.

E bisogna dirlo, urlarlo, ripeterlo all’infinito. Non per un mero puntiglio lessicale, ma perché abbiamo la sacra responsabilità di comunicare concetti giusti, formare ed educare i nostri clienti ed interlocutori, non disorientarli, preparare un terreno fertile per nuove idee e nuovi business.

Insomma dobbiamo farlo per rendere il mondo un posto migliore in cui far crescere i nostri figli e per combattere la povertà e la fame nel mondo :-)!