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Ora tutti possono volare

Tan Sri Tony Fernandes nasce a Kuala Lumpur nel 1964 da padre indiano e madre malese. Frequenta la scuola in Inghilterra e si laurea presso la London School of Economics (LSE) nel 1987. Dopo aver lavorato con Richard Branson alla Virgin Records come supervisore finanziario, nel 1992 è nominato vicepresidente per il Sud-Est asiatico presso il Warner Music Group.
Nel 2001, lascia l’azienda per mettersi in proprio e ipoteca la casa per avere le risorse finanziarie per acquistare una compagnia area in difficoltà, la AirAsia.

La sua strategia dei bassi costi si rispecchia nello slogan “Ora tutti possono volare“.

Un anno dopo, la compagnia estingue i debiti pari a 11 milioni di dollari, chiudendo in pareggio.

Secondo Fernandes, circa il 50% dei suoi passeggeri vola per la prima volta. La compagnia è oggi generalmente considerata la migliore low cost del mondo. Nel 2007 fonda la catena alberghiera a basso costo Tune Hotels, promettendo “letti a cinque stelle al prezzo di una stella”. Fernandes consiglia ai potenziali imprenditori di “Sogna l’impossibile. E non fermarti mai davanti a un no“.

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Cominciare in piccolo, pensare in grande

La sopravvivenza a lungo termine di un’impresa dipende dalla capacità di un’azienda di reinventarsi e adattarsi per continuare a primeggiare sulla concorrenza.
Nei mercati dinamici in costante crescita ed evoluzione, l’idea iniziale sulla quale si fondava il business potrebbe con il tempo perdere valore, e quasi certamente verrà copiata dalla concorrenza. L’ecosistema in cui opera un’azienda non è quasi mai statico e le aziende possono essere paragonate a organismi viventi che, per sopravvivere, devono adattarsi.
Secondo il libro Reinventing Giants l’azienda di elettrodomestici cinese Haier ha saputo reinventarsi almeno 3 volte negli ultimi 30 anni, mentre Kodak ha pagato con la bancarotta la reazione tardiva all’ascesa della fotografia digitale.

Inoltre, la necessità di adattarsi non coinvolge solo l’impresa, ma anche il titolare. Molte aziende cominciano in piccolo e rimangono piccole. Sono pochi gli imprenditori capaci o disposti a compiere il passo successivo, assumendo dipendenti che non siano amici o parenti. Si tratta del processo che porta un imprenditore a diventare un leader in possesso di un diverso insieme di competenze, poiché diversi sono i requisiti a cui è necessario far fronte. Se un tempo erano sufficienti energia, idee e passione, l’evoluzione del business implica lo sviluppo di processi, procedure e sistemi formali, ovvero del management. I fondatori devono pertanto acquisire capacità di delega, comunicazione e coordinamento, o assumere personale che le possieda.

Quando un’azienda cresce, le esigenze cambiano.

La Curva di Greiner è un grafico che mostra come le prime fasi della crescita si fondino sull’iniziativa individuale e che la trasformazione delle prassi aziendali ad hoc in uno sviluppo sostenibile e di successo ha luogo solo grazie a persone esperte e a sistemi rigorosi. Per l’evoluzione del business, allo spirito imprenditoriale deve sostituirsi in sostanza una gestione professionale dell’azienda. Alcuni leader – per esempio Bill Gates – sono stati capaci di trasformarsi da imprenditori fondatori a dirigenti aziendali. Molti altri invece non riescono a comprendere come effettuare questo passaggio.

Modello di Greiner

L’equilibrio è tutto.

Determinare la velocità di crescita è il risultato dell’equilibrio tra competenze ed aspirazioni del fondatore. Tuttavia, per sopravvivere, l’idea deve dimostrarsi sufficientemente unica da ricavarsi una nicchia e l’individuo o il gruppo che la propone deve possedere lo spirito imprenditoriale e la flessibilità per adattare il progetto alle pressioni del mercato.
Anche la fortuna giocherà un ruolo fondamentale, ma è la combinazione di questi fattori a determinare se la piccola impresa può diventare una grande realtà.

 

Quando nasce il Business?

La riflessione sul business è nata nell’epoca in cui le prime civiltà iniziarono a scambiarsi beni e servizi. La comparsa di produttori specializzati e l’impiego del denaro come mezzo di scambio erano strumenti grazie ai quali individui e società potevano assicurarsi, in termini moderni, un vantaggio commerciale.

Gli antichi egizi, i maya, i greci e i romani erano consapevoli che l’accumulo di ricchezza attraverso il commercio era fondamentale per l’acquisizione di potere e costituiva la base per lo sviluppo della civiltà.

Gli insegnamenti dei primi mercanti rivendicano il loro valore anche ai giorni nostri: la specializzazione ha rivelato i benefici delle economie di scala (la riduzione dei costi di produzione con l’aumentare dei beni prodotti) ed il denaro ha portato alla formulazione del concetto di “valore aggiunto“: la vendita di un prodotto a un prezzo superiore rispetto al costo di produzione. E anche quando il baratto costituiva la norma, i produttori conoscevano già i vantaggi di abbassare i costi e aumentare il valore dei beni.
Sebbene le imprese di oggi facciano uso di tecnologie diverse e siano operative su scala mondiale, la natura del business nel corso dei millenni è rimasta quasi inalterata.

La nascita del Management

Lo studio del business come disciplina indipendente ha origini recenti, per esempio i termini manager o management sono stati introdotti nel 1500 in Inghilterra. Lo studioso Chandlet nel suo libro La mano invisibile divide la storia del business in due periodi: prima del 1850 il panorama imprenditoriale era dominato da ditte locali a conduzione familiare, su scala relativamente ristretta. Dopo la metà del secolo lo sviluppo delle ferrovie, a cui fece seguito la rivoluzione industriale, consentì alle aziende di crescere oltre la cerchia ristretta di conoscenti. Per prosperare in questo nuovo ambiente le imprese avevano bisogno di processi e strutture diversi e più rigorosi. Inoltre, lambito geografico e le dimensioni sempre più grandi di queste organizzazioni in evoluzione richiedeva più alti livelli di coordinamento e specializzazione. In altre parole era necessario il Management.

L’organizzazione scientifica del Lavoro

All’inizio la nuova generazione di manager puntò sulla produzione. Quando per rispondere all’esigenza di un costante aumento della scala di produzione, l’attività manufatturiera passò dalle mani degli artigiani alle macchine vennero ideate modalità operative ancora più efficienti.
Secondo i principi dell’organizzazione scientifica del lavoro (Taylorismo) esisteva un solo metodo ottimale per eseguire un compito. Le imprese furono organizzate in base a precise routine e il ruolo del lavoratore era quello di sorvegliare e alimentare i macchinari, come se ne fosse parte integrante. All’inizio del XX secolo, con l’avvento delle linee di produzione, nel mondo imprenditoriale si diffusero la standardizzazione e la produzione di massa.

1915 Model T Town Car. From the collections of The Henry Ford and Ford Motor Company. (4/22/08)
1915 Model T Town Car. From the collections of The Henry Ford and Ford Motor Company. (4/22/08)

Mentre la Ford Model T è considerata una pietra miliare dell’industrializzazione, Henry Ford si chiese “perché ogni volta che ho bisogno di un paio di braccia, ci trovo attaccato anche un cervello?”
Se la produzione era aumentata, si era inasprito anche il conflitto tra la direzione aziendale e il personale. Le condizioni di lavoro erano misere e le imprese ignoravano l’aspetto sociologico del lavoro: la produttività era più importante delle persone.

Sharing Economy

La sharing economy, cioè economia della condivisione, in italiano viene anche chiamata “consumo collaborativo”, ed è una tipologia di rete economica emergente all’interno della quale le persone condividono vari tipi di risorse, come conoscenze, beni e servizi, di solito ad un costo di molto inferiore rispetto a quello di mercato.

Il concetto chiave della sharing economy è la possibilità di condividere guadagnando (o risparmiando) e di solito questo tipo di accordi consente ai partecipanti di condividere fra di loro prodotti o servizi, ponendo in secondo piano il concetto tradizionale ed orami superato di proprietà. Un bell’audiolibro che mi ha offerto molti di spunti di riflessione sull’argomento è “La Sharing Economy” di Barcelò.

Con la sharing economy si promuovono nuovi stili di vita che prediligono il risparmio, il riuso e la ridistribuzione del denaro e che favoriscono la socializzazione e la salvaguardia dell’ambiente. In alcuni casi, la sharing economy consente alle persone di usufruire di beni di valore, pensiamo alle automobili o a strumenti di elevato valore, senza esserne proprietari evitando quindi le responsabilità che ciò comporta, mentre per altri la sharing economy costituisce un’opportunità di guadagnare sfruttando i beni o le capacità a disposizione. Tutti possono partecipare alla sharing economy e probabilmente lo facciamo già anche senza rendercene conto.

Ovviamente la nascita del fenomeno ha delle precise motivazioni tecnologiche, economiche, politiche e sociali. Internet è stata fondamentale ed ha sicuramente cambiato il rapporto fra i consumatori e i beni, rendendo possibili e sempre più comuni molte transazioni economiche fra persone che si trovano geograficamente distanti. La crisi economica e le sue conseguenze in termini di precariato e crollo del potere d’acquisto sono un altro dei motivi per cui le nuove piattaforme, che consentono dei risparmi consistenti, sono diventate popolari. Inoltre, il consumo è diventato un progetto centrale nella vita delle persone, ma anche il ridimensionamento del ruolo dello Stato e il suo adeguarsi alle logiche di mercato è un fattore che ha favorito la diffusione delle piattaforme di condivisione.

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Alcuni dati della Sharing Economy

Il 13% della popolazione ha utilizzato almeno una volta i servizi di sharing economy. L’economia collaborativa infatti in Italia si avvicina al tipping point per la diffusione di un fenomeno tra la popolazione (previsto al 15% ).
Gli Early Adopter, per lo più uomini con livello di istruzione elevato e residenti in grandi centri abitati, hanno utilizzato almeno una volta servizi legati alla sharing economy, soprattutto perché propongono soluzioni innovative e rispettose dell’ambiente, favoriscono la socializzazione e il risparmio economico. Tra i servizi più utilizzati troviamo certamente quelli legati alla mobilità (car sharing), gli alloggi condivisi, i servizi dedicati agli scambi ed ai baratti.

Tra le resistenze di chi invece non ha provato i servizi di sharing, le motivazione più diffuse riguardano sia la ritrosia a condividere beni di proprietà che la scarsa fiducia verso gli altri.