Silvio va via, ok. Non mi dispiace, anzi. Ma ora che si fa? E’ lecito chiederselo.
Così come dobbiamo chiederci:
si andrà a votare con la stessa legge porcellum (vera porcata) oppure si torna al matterellum (vera porcata)?
le province verranno finalmente disintegrate dalla faccia della terra?
si investirà come mai fatto prima sulle nuove tecnologie, sul verde e sull’innovazione?
le caste verranno smantellate a suon di picconate?
le pensioni verranno rese coerenti con la modernità, evitando guerre generazionali?
E chi farà tutto questo: Vendola, Casini o Bossi? Fini o Bersani? Tutti insieme come una grande ammucchiata?
Non fraintendetemi: Berlusconi in questo momento è il peggio che ci possa essere, la mia paura però è che tutti gli altri se si impegnano riusciranno ad emulare il maestro.
Ho un sogno: vorrei Ciampi premier con pieni poteri e tanti giovani al suo fianco (sceglierebbe sicuramente i migliori e i più preparati), in 12 mesi cambierebbe il volto di questo martoriato paese.
Anzi, ho sbagliato, non vorrei, io VOGLIO CIAMPI PREMIER!!!
Il messaggio di fondo di un bellissimo libro che ho appena letto è:
la vita non è un giardino di orchidee ma si può scegliere di coltivarle per far cambiare in meglio le cose. Ma se decidiamo di coltivarle, dobbiamo impegnarci ogni giorno per trasformare le nostre esistenze in luoghi belli come giardini.
Insomma bisogna diventare dei giardinieri, coltivando relazioni, amicizie, sogni e illusioni, seguendo i giusti principi e valori. Solo in questo modo la nostra vita privata e professionale diventa “bella“, degna di essere vissuta.
Ogni mattina mi sveglio e coltivo il mio giardino per realizzare, o tentare di realizzare, tutto questo, ovvero dare un senso alla mia orchidea:
sentire il profumo dei fiori vivere in un mondo senza mafie toccare la rugiada vivere secondo etica camminare nei prati lasciare a mio figlio un mondo più giusto e pacifico.
Probabilmente non saremo noi a godere del giardino di orchidee, ma qualcun’altro, magari i nostri figli o nipoti. Non importa. Anzi, avremo lasciato un segno, piccolo ma concreto, tangibile, a coloro che danno veramente senso alla nostra vita.
un luogo in cui ci si sente davvero come a casa propria, e tutti, docenti, discenti, testimonial e opinion leader partecipano di quella stessa atmosfera di relax e concentrazione che rende possibile lo scambio di idee e lo sviluppo dei percorsi di formazione.
Parlo molto volentieri di questo affascinante progetto, avendo vissuto e sentito sulla mia pelle i suoi effetti entusiasmanti.
Invitato a tenere un incontro sul Web Marketing (ringrazio ancora una volta gli organizzatori per aver pensato a me :)), ho anche avuto il piacere di poter partecipare all’intero modulo dedicato al Marketing tenuto dal bravissimo Business Coach Mauro Baricca: e vi posso garantire che è stata un’esperienza fantastica!
Formazione imprenditoriale di altissimo livello. Programmi di sviluppo dei comportamenti manageriali.Modalità di apprendimento che integrano i tradizionali metodi di insegnamento con discussioni di casi, lavoro di gruppo, simulazioni, business game… e tanto tanto altro!
Oltre i docenti e gli organizzatori del Campus, spettacolari sono anche i corsisti, ma non lasciatevi ingannare dal termine.
I corsisti del Campus Casa Imbastita sono degli imprenditori “illuminati” che hanno compreso prima di tutti gli altri l’importanza di mettersi in discussione ogni giorno, la necessità di imparare costantemente cose nuove, stare sempre al passo con i tempi.
Ed attraverso il loro entusiasmo, la loro passione, il loro lavoro sono un vero e proprio esempio.
Insomma non sono solo dei corsisti, ma anche loro dei veri e propri docenti che hanno tanto da insegnare e da trasmettere a tutti!
Il finale di questo pistolotto è degno delle migliori favole.
Grazie mille a tutti voi, docenti, organizzatori, corsisti, assistenti… mi auguro di ripetere con voi nuovamente tanti bei momenti, in modo tale da poter dire:
e vissero tutti felici e contenti!
Ps. se qualcuno vuole la mia presentazione sul Web Marketing, rendendomi in questo modo felice e orgoglioso, mi può scrivere cliccando qui :-).
In questi giorni sta spopolando in rete un video virale bellissimo (where the hell is munnezza), realizzato con grande maestria da giovani artisti napoletani che accende l’ennesima luce sul problema dei rifiuti a Napoli.
Come già detto l’idea è bella, il video è bello, solo la munnezza che ci sta dietro è brutta!
A questo video, come è prevedibile, sono seguite interminabili discussioni sui Social Network, si sono accavallate frasi e pensieri di speranza e cambiamento: “se iniziassimo tutti noi a fare qualcosa..“, oppure “dobbiamo ballare uniti!” e “Napoli, 2011: per cambiare le cose davvero, DOBBIAMO RESTARE UNITI“.
Tutto molto bello direte voi? Un nuovo rinascimento napoletano? La città si desta dal suo storico torpore e finalmente si ribella!
Bah dico io, bah!
Ad oggi – 21 luglio 2011 – le strade sono ancora sporche e puzzolenti. Le persone continuano ad essere investite dai motorini sui marciapiedi e dalle macchine sulle strisce pedonali. I paccari continuano a fare i pacchi alla luce del sole e i Rom i mercatini “dell’usato”. I bimbi continuano a camminare tra pantegane (a Napoli si chiamano zoccole, con decenza parlando) ed escrementi di tutti i tipi.
Insomma non è un gran bel vivere.
Eppure c’è chi lotta, chi si impegna, chi spera. Ed io non voglio essere colui che mette i bastoni fra le ruote. Anzi. Mi auguro che Napoli cambi, migliori, diventi finalmente una città civile.
Io però, scusate, scappo. Corro via lontano. Me ne fujo, ascolto il suggerimento di Eduardo e me ne fujo.
Eh sì, perché per continuare a lottare, per rimanere a Napoli sperando nel cambiamento bisogna averne le possibilità economiche e sociali.
Vivere a Napoli “civilmente” è un lusso, che in pochi si possono permettere.
E’ necessario vivere in una delle pochissime zone pulite della città (con appartamenti da milioni di euro), bisogna portare i propri figli in scuole private, in palestre e piscine altolocate, bisogna comprarsi i privilegi. Altrimenti a Napoli niente è un diritto, bisogna – in un modo o nell’altro – acquistare tutto.
E allora, in bocca al lupo. Mi auguro che si riesca a cambiare finalmente le cose. Ma io non ho più nessuna intenzione di lottare, di essere un cittadino perfetto (e sfido chiunque a dimostrare il contrario), di sperare.