fbpx

Sulla crisi dei giovani

E’ un momento critico, è vero.

I giovani non hanno speranze, sogni, ma anzi timori e paure. Il futuro sembra nero, o perlomeno in tanti lo vedono così.

E’ un momento bastardo, è vero.

I giovani, i bambini (Brindisi, Utoja, Beslan) muoiono nelle scuole, cioè in quei luoghi dove dovrebbero costruirsi l’avvenire. E’ uno schifo.

Tuttavia è anche il momento di grandi cambiamenti. La crisi è cambiamento.

Allora chiedo al giovane studente di giurisprudenza: cosa stai facendo per cambiare il tuo futuro? Che nuove idee hai per migliorare la tua vita? Pensi veramente di fare lo stesso mestiere che facevano i tuoi padri e i tuoi anni prima di te?

La stessa domanda la faccio al giovane studente di medicina: pensi sia possibile fare il medico oggi e domani, come si faceva il medico ieri? E cosa stai facendo per essere diverso, migliore?

Invece tu giovane ventenne disoccupato, hai qualche idea? Mettila in pratica. E’ molto difficile, ai limiti dell’impresa, ma devi provare a metterla in pratica. Pensi sia ancora possibile aspettare il lavoro dall’alto, magari fisso, magari senza tante responsabilità?

E’ un momento di cambiamenti, niente sarà come prima. E’ un momento di scelta. E’ il momento di prendere la propria vita in mano, sudare, sacrificarsi e combattere.

E’ il momento di puntare sui giovani, se e solo se sono i giovani i primi a puntare su loro stessi. Se e solo se diamo ai giovani la speranza e la possibilità di credere in sé stessi.

1° Maggio: la festa di cosa? Delle Idee!

Non mi sono mai piaciute le feste “comandate”, quelle che arrivano sempre lo stesso giorno, tutti gli anni, un po’ di plastica e un po’ ci servono per fare ponte. Laiche o religiose per me è uguale. Sono restio, ma il punto non è questo :-).

Domani 1° Maggio arriva la solita festa dei lavoratori, niente in contrario, però mi pare che mai come in questo periodo ci sia poco da festeggiare. Vabbè, ma il punto non è neanche questo :-).

Il punto (adesso sì è questo) è che io invece del lavoro, festeggerei – se proprio bisogna festeggiare – le idee. Quella scintilla fatta di inventiva, competenza, creatività e professionalità capace di cambiare, migliorare, certe volte stravolgere la vita delle persone.

Il lavoro, quello proprio dell’immaginario comune, ormai non esiste (quasi) più. E probabilmente in Italia (r)esisterà sempre meno. Le fabbriche, le catene di montaggio, olio di gomito e pedalare, non sono più gli ingredienti preferiti dalle genti italiche. Noi preferiamo creare, inventare, decidere, gestire. Insomma ci piace lavorare in modo diverso da quello tradizionale: ci piace avere idee, acquistarle, venderle. Ci piace il famoso lavoro d’intelletto.

Ed è quello che faccio anch’io. Vendo idee. Amo il mio “lavoro” e quindi per me non è un lavoro. Fortunatamente in tanti chiedono le mie idee, molto più di ieri e spero molto meno di domani. Quindi, evviva le idee. Domani le festeggiamo e tutti vissero felici e contenti… beh a dirla tutta non è proprio così, tutto rose e fiori.

Difatti, a differenza del lavoro tradizionale dove chi stava in catena non poteva vedersi sottratto il proprio lavoro, frutto del sudore della fronte, oggi con le idee, queste scintille svolazzanti, atomi di una materia immateriale, capita molto spesso che le idee vengano rubate, qualcuno dice prese in prestito.

Capto un’idea, assorbo un input, mi piace, non è mia (ma chi può dirlo?), tuttavia se sono bravo a comunicarlo e riesco a convincere un sacco di persone che quella idea è mia, beh quell’idea diventa veramente mia.

Ok, il pistolotto sta diventando veramente lungo e l’argomento richiederebbe byte e byte, quindi mi stoppo, tento di rinfrescarmi nonostante la calura pre-estiva e saluto tutti quelli che domani festeggeranno il lavoro nonostante sfruttino, prendano in prestito o rubino il lavoro degli altri.

Le idee sono il mio lavoro, quello che faccio per vivere, e quelli che le rubano (le mie idee come quelle degli altri) sono la feccia della società. Non c’è diritto d’autore che tenga, esiste il rispetto e l’essere una brava persona.

Io lo sono e auguro a tutti quelli come me una straordinaria festa del 1° Maggio: la festa delle Idee.


Si stava meglio quando avevamo la speranza

Caro Sindaco di Napoli Luigi De Magistris,

mi preme ringraziarla, perché da quando c’è lei Piazza Garibaldi – l’ingresso della città per chi arriva in auto o in treno, il benvenuto che diamo ai turisti – è sempre presidiata dai vigili urbani.

Lasciamo stare la viabilità che è un inferno, l’assenza totale di parcheggi, la sporcizia e la pessima impressione che facciamo a chi si approccia alla nostra città. Lasciamo stare, perché nonostante tutto questo i vigili urbani ci sono. Li vedo tutti i giorni. Sempre presenti agli incroci, negli snodi principali, passeggiano spesso girando in tondo lungo il perimetro della piazza!

Peccato infatti che sono solo presenti e niente più.

Davanti a loro accade di tutto: macchine che investono i pedoni sulle strisce, i paccari indisturbati continuano nella loro vergogna, quelli che fanno il gioco delle 3 carte non si scompongono minimamente, bancarelle, motori sui marciapiedi e mercatini di stracci.
Addirittura spesso i suoi uomini si salutano amabilmente con i parcheggiatori abusivi.

Forse era meglio quando i vigili urbani non c’erano (lo ricorda il luogo comune del vigile al bar?), almeno avevamo la speranza che se avessero iniziato ad esserci le cose cambiavano… ora non abbiamo più neanche la speranza.

Cordialità

Semplice e straordinario

Semplice: agg. [lat. sĭmplex sĭmplĭcis], non complesso, non complicato, facile, immediato, elementare.

Straordinario: agg. [dal lat. extraordinarius, comp. di extra «fuori» e ordo -dĭnis «ordine»], non ordinario, che esce dall’ordinario, dal solito, dal normale o dal comune.

Una cosa semplice può anche essere straordinaria?

A prima vista tutti diremmo no. Difatti sembrano due concetti inavvicinabili, totalmente agli antipodi, quasi due opposti. Invece io non la penso così. Credo infatti che siano semplicemente le due facce della stessa medaglia.

Quindi per rispondere alla domanda: per me una medaglia, per esempio, può essere sia semplice che straordinaria.

Se trasportiamo questo ragionamento anche nel mondo del Web, qualche termine cambia ma la sostanza è quella e la domanda diventa: “è possibile realizzare un progetto Web che sia allo stesso tempo usabile, accessibile, semplice ma anche virale, speciale, straordinario?”

Beh sì, in teoria sì. Nella pratica anche, ma è raro. Perché è difficile, ci vuole pazienza, esperienza, professionalità, tante competenze che si fondono, insomma è tosta. Però se ci si riesce: boooom è fatta!

Bisogna trovare il giusto equilibrio, miscelare bene gli elementi, metterci tanto cervello, creatività. Insomma è necessario essere semplici e straordinari :-).

L’elogio della stanchezza

Ultimamente mi sento un po’ stanco.

Ho un bimbo piccolo che chiede mille attenzioni, un lavoro che mi impegna tanto, vivo in un territorio che non offre niente. Insomma ho una vita movimentata e sono un po’ stanco. Non confuso, anzi. Stanco e addirittura felice.

In questi momenti , con poche forze, con il fiatone, con il cuore che batte all’impazzata mi rendo conto di essere vivo e fortunato. Felice.

Come da piccoli, più correvamo e giocavamo più eravamo contenti. Si iniziava appena svegli e si finiva solo quando l’ultima goccia di energia lasciava il nostro corpo. Forse eravamo spensierati, pieni di gioia di vivere, ma eravamo stanchi e comunque ci divertivamo lo stesso.

Ecco perché io oggi sono felice di essere stanco, di quella stanchezza consapevole e appagante di chi crede che sta costruendo qualcosa di bello :-).