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Aristotele era un Social Media Manager

Forse non aveva lo smartphone e magari neanche l’account su Twitter, ma il buon Ἀριστοτέλης era certamente un fautore della comunicazione e dell’interazione.

Il filosofo dell’immanenza (vedi Wikipedia, quante cose si imparano ogni giorno) infatti nella sua Politica affermava che l’uomo è un animale sociale, il quale tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costruirsi una fitta rete di rapporti.
In altre parole l’uomo non è fatto per stare da solo, ma è alla continua ricerca di un modo per essere e rimanere in contatto con i suoi simili.

Noi animali-umani abbiamo bisogno di interagire con gli altri, dobbiamo comunicare, scambiarci opinioni ed informazioni; insomma abbiamo la necessità di costruire attorno a noi una fitta rete di relazioni, quelli bravi lo chiamano network 🙂.

Il nostro amico diceva queste cose circa 2.300 anni fa, ed oggi noi partecipiamo a convegni, ci iscriviamo ai corsi e leggiamo decine di libri su Facebook: che mito Aristotéles!

Aristotele e Platone

Economia della Serenità

Ho cercato su Google nessuno ha mai parlato dell’Economia della Serenità!

Quindi questa definizione è mia, la rivendico, diventerà una teoria più forte di quella sul pensiero debole; insomma ci scriveranno libri e ci camperanno decine e decine di persone.

E naturalmente come tutti i geni incompresi io non potrò godermi i frutti e gli onori di questa rivoluzione socio-culturale che cambierà il destino del mondo intero… porcacciazozzarellacheingiustizia :-).

PS. qui si scherza ma la serenità sarà realmente il valore aggiunto, la moneta di scambio, il plus che reggerà le relazioni umane, ne sono certo!

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La libertà è responsabilità

La libertà non ha nulla a che vedere con il divertimento. Non coincide con la felicità individuale, né con la sicurezza, con la pace o con il progresso.

La libertà è una scelta responsabile.
Non è tanto un diritto, quanto un dovere.

La vera libertà non è liberazione da qualcosa, quella è la licenza; è libertà di scegliere tra fare o non fare una determinata cosa, tra agire in un modo o in un altro, tra pensarla in una maniera o in quella opposta.

Non è un “divertimento” ma l’onere più pesante che grava sull’uomo: decidere la propria condotta individuale e quella della società.
La libertà è assumersi la responsabilità di entrambe le decisioni.

Peter Drucker – “The Freedom of Industrial Man” 

Ma è stato Mandela o il popolo sudafricano?

La morte di Mandela, una delle figure più importanti e amate degli ultimi 50 anni, mi ha fatto tornare alla mente una domanda che mi gira da anni nella testa e che non trova risposta.

Ma sono i leader a fare le rivoluzioni e a cambiare il mondo oppure è il popolo?

La caduta del regime dell’apartheid è avvenuta perché c’era Mandela, perché il popolo sudafricano era pronto o perché erano presenti entrambe le cose? Se ci fosse stato qualcun altro al posto di Mandela, sarebbe accaduto lo stesso?

Se la presenza di un leader forte e carismatico è fondamentale, significa che senza non c’è speranza di cambiamento.

“Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi.”

Ecco: in tempo di primarie, di grandi cambiamenti, di stravolgimenti sociali, economici e culturali, a cosa dobbiamo aspirare?
Dobbiamo necessariamente trovare un condottiero che ci porti fuori dal guano o dobbiamo affidarci gli uni agli altri, partendo da sé, iniziando dal nostro piccolo?

Insomma il dubbio mi rimane: potendo scegliere vorrei un Nelson Mandela per il mio paese o finalmente un popolo consapevole della propria forza e che decide di cambiare?

La storia di un eroe: il sogno di Jack

E’ consentito commuoversi, anzi è obbligatorio versare almeno una lacrima.
Ogni tanto è necessario smuovere le budella, grattare la crosta sui nostri sentimenti, rendersi conto che in fondo siamo fortunati perché non siamo degli eroi.

Invece la storia di Jack è la storia di un eroe, di un grandissimo eroe!

Jack Hoffman è un bambino che da anni sta combattendo una battaglia con un cancro al cervello. La prima volta che si sentì male aveva solo 5 anni. Da allora, dopo chemioterapie e due interventi chirurgici, il suo sogno è sempre stato quello di poter indossare la maglia della sua squadra di Football Americano preferita, quella di Nebraska.
Un sogno divenuto realtà sabato scorso quando è sceso in campo con la maglia numero 22 (quella del suo giocatore del cuore).
La sua corsa fino alla line di meta per 69 lunghe yards è stata vista negli usa da milioni di persone.