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I 10 peccati capitali del Marketing

A futura memoria scolpisco in questo post ciò che secondo Kotler ogni azienda NON dovrebbe assolutamente fare ovvero di dieci peccati capitali del Marketing:

  1. L’impresa non è sufficientemente focalizzata sul mercato e “cliente-centrica”
  2. L’impresa non conosce a fondo i clienti obiettivo
  3. L’impresa deve definire e monitorare meglio i concorrenti
  4. L’impresa non ha gestito adeguatamente i rapporti con gli stakeholder
  5. L’impresa non riesce a individuare nuove opportunità
  6. La pianificazione di marketing dell’impresa è inadeguata
  7. Le politiche aziendali relative a prodotti e servizi devono essere integrate
  8. Le capacità di comunicazione e di costruzione del marchio sono insufficienti
  9. L’impresa non è organizzata per attuare un’efficace strategia di marketing
  10. L’impresa non ha tratto tutti i possibili benefici dalla tecnologia

Il calcio è lo specchio dei popoli

Il mondiale di calcio ormai è finito e nessuno ne parla più. Ed è prorpio in questo silenzio post-sbronza calcistica che proverò a mettere in luce una mia vecchia idea: il calcio è lo specchio dei popoli.

Sì è vero, si dice la stessa cosa della politica, di solito la classe dirigente rispecchia in pieno gli elettori che rappresentano.

Quin invece voglio mostrare come le nazionali di calcio incarnano a fondo le caratteristiche e i marchi distintivi dei popoli che (anch’esse) rappresentano.

Un esempio lampante su tutti è la nazionale italiana: vecchia, impaurita, senza fantasia e soprattutto senza futuro, che sperava di vincere con i sotterfugi, con il caso, la fortuna. Ma la fortuna gira e di solito aiuta gli audaci.
Ora prendete i giovani italiani, i neo-laureati, i ragazzi che hanno appena conseguito la maturità, che futuro hanno d’avanti? Che società troveranno ad accoglierli? Una società fatta di vecchi, vecchi impauriti di perdere il posto, il potere, incattiviti dall’aver perso la gioventù. Che preferiscono fagocitare i propri figli piuttosto che farsi da parte. Anzi no, i figli dei vecchi un posticino in paradiso lo trovano (vero lippi junior?), magari saranno sempre qualche gradino ai loro padri ma di certo non se la passano male.

Di stampo completamente opposto è la nazionale orange dell’olanda. Tosta, spavalda, sicura della propria forza, ma umile, operaia, coraggiosa. Bella ma non la più bella, seducente perchè diversa dalle altre, come non innamorarsene? Le stesse sensazioni si provano andando ad amsterdam, di certo non la città più bella del mondo ma unica. Gli olandesi sono così, spavaldi ma umili. Dicevano che avrebbero vinto la finale, poi invece l’hanno persa, hanno pianto ma con l’umiltà e la dignità dei grandi popoli hanno accettato la sconfitta e osannato i loro eroi. Come si fa a non innamorarsi degli olandesi?

Simile esteriormente ma profondamente diversa è la nazionale inglese, che a differenza degli orange manca di umiltà, di spirito di sacrificio, dotata di troppa “puzza sotto al naso”. Ogni mondiali l’inghilterra parte da favorita. Ogni mondiale l’inghilterra esce tra i fischi (tranne una volta nel mondiale del ’66 giocato in casa dove il british style impose loro la vittoria). Gli inglesi sono così. Si credono i migliori, i padroni del mondo. Se vai in inghilterra sei tu che devi imparare l’inglese, loro non hanno nessun obbligo e nessuna voglia a metterti a tuo agio. Loro sono dei signori, e falliscono. Hanno perso praticamente tutto, nel mondo, con la loro fallimentare politica estera. Ovunque sono odiati e rinnegati. Anche ora che contano qualcosa solo perchè i fratellini degli USA credono di essere i migliori. E per questo falliscono.

La nazionale francese dei blues vive in pratica lo stesso male. Così come il popolo francese. L’unica differenza è la lingua. Il francese è molto più odioso dell’inglese.

La nazionale spagnola invece incarna il vero sogno contemporaneo. Bel gioco, fantasia, vittoria. Tutti vorrebbero giocare in spagna, tutti vorrebbero vivere in spagna, tutti amano la spagna. La spagna è il prototipo di società felice: moderna, giovane, tecnologica, esuberante. Beh certo, non è tutto oro quello che luccica. Dietro la vittoria della spagna c’è molta mediocrita avversaria, così come dietro il sogno spagnolo c’è tanta povertà e insicurezza. Però l’allegria, la spensieratezza, la voglia di vivere, coprono i lati negativi e riescono a portare alla vittoria, lassù in vetta.

Stessi collegamenti si possono fare tra la selecao brasiliana e il popolo carioca: o vittoria o solenne sconfitta; o grande ricchezza o immensa povertà.

La nazionale argentina è vittima dello stesso male della società che rappresenta, è vittima delle divisioni, delle correnti, delle gang che invece di fare gruppo e marciare unite alla vittoria, si combattono tra di loro, ostacolandosi e pestandosi i piedi.

La nazionale tedesca invece è un esempio positivo di come si fanno le cose: siamo vecchi? siamo in crisi? le cose non vanno bene? Ok, allora è il momento di cambiare. Le vecchie glorie vanno a casa e si prendono giovanotti sconosciuti che hanno voglia di fare, hanno fantasia, hanno fame di vittoria. Allo stesso modo la classe politica sta tentando di riformare la società tedesca.

Questi sono alcuni degli esempi che mi sono venuti in mente, ma pensandoci forse ne possono uscir  fuori tanti altri!

La relatività assoluta

Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.”

OPPURE

Non accetto la teoria della relatività, così come non accetto assolutamente l’esistenza degli atomi o di altri dogmi analoghi.”

Quale delle due frasi non è di Einstein?

Il pensiero dell’uomo

Il fisico Leo Szilard un giorno rivelò all’amico Hans Bethe l’intenzione di tenere un diario:

Non intendo affatto pubblicarlo. Voglio solo tenere un registro dei fatti per poter informare Dio“.

Non credi che Dio lo sappia già, come sono andati i fatti?” gli chiese Bethe.

Certo che lo sa” disse Szilard. “Però non conosce ancora la mia versione.”

H .C. Von Baeyer, “Taming the atom”