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Balliamo sul mondo, non sulla munnezza!

In questi giorni sta spopolando in rete un video virale bellissimo (where the hell is munnezza), realizzato con grande maestria da giovani artisti napoletani che accende l’ennesima luce sul problema dei rifiuti a Napoli.

Come già detto l’idea è bella, il video è bello, solo la munnezza che ci sta dietro è brutta!

A questo video, come è prevedibile, sono seguite interminabili discussioni sui Social Network, si sono accavallate frasi e pensieri di speranza e cambiamento: “se iniziassimo tutti noi a fare qualcosa..“, oppure “dobbiamo ballare uniti!” e “Napoli, 2011: per cambiare le cose davvero, DOBBIAMO RESTARE UNITI“.

Tutto molto bello direte voi? Un nuovo rinascimento napoletano? La città si desta dal suo storico torpore e finalmente si ribella!

Bah dico io, bah!

Ad oggi – 21 luglio 2011 – le strade sono ancora sporche e puzzolenti. Le persone continuano ad essere investite dai motorini sui marciapiedi e dalle macchine sulle strisce pedonali. I paccari continuano a fare i pacchi alla luce del sole e i Rom i mercatini “dell’usato”. I bimbi continuano a camminare tra pantegane (a Napoli si chiamano zoccole, con decenza parlando) ed escrementi di tutti i tipi.

Insomma non è un gran bel vivere.

Eppure c’è chi lotta, chi si impegna, chi spera. Ed io non voglio essere colui che mette i bastoni fra le ruote. Anzi. Mi auguro che Napoli cambi, migliori, diventi finalmente una città civile.

Io però, scusate, scappo. Corro via lontano. Me ne fujo, ascolto il suggerimento di Eduardo e me ne fujo.

Eh sì, perché per continuare a lottare, per rimanere a Napoli sperando nel cambiamento bisogna averne le possibilità economiche e sociali.

Vivere a Napoli “civilmente” è un lusso, che in pochi si possono permettere.

E’ necessario vivere in una delle pochissime zone pulite della città (con appartamenti da milioni di euro), bisogna portare i propri figli in scuole private, in palestre e piscine altolocate, bisogna comprarsi i privilegi. Altrimenti a Napoli niente è un diritto, bisogna – in un modo o nell’altro – acquistare tutto.

E allora, in bocca al lupo. Mi auguro che si riesca a cambiare finalmente le cose. Ma io non ho più nessuna intenzione di lottare, di essere un cittadino perfetto (e sfido chiunque a dimostrare il contrario), di sperare.

Io voglio ballare sul mondo, non sulla munnezza!