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Consumo etico: tra coscienza e consapevolezza

Consumo etico, iniziamo a prendere coscienza e consapevolezza. Viviamo in una società dove il modello economico imperante si basa sull’incessante processo produzione-acquisto. La cosiddetta società dei consumi, che non è necessariamente un male, ma che ha di certo risvolti negativi che impattano fortemente sulla sostenibilità sociale e ambientale.
 In un contesto del genere non più possibile ignorare le domande:
come viene prodotto questo alimento (vestito o smartphone)? Da dove arriva? Chi lo ha prodotto?
Conoscere l’impatto del proprio stile di vita e delle proprie scelte d’acquisto sull’ambiente che ci circonda – Consumo Etico – diventa di primaria importanza. È una leva potentissima, che può spingere lo sviluppo nella giusta direzione, può redistribuire il redditto, può migliorare le condizioni di vita, garantire giustizia sociale, migliorare l’ambiente in cui viviamo.
 
Nel mio piccolissimo ci sto provando. E non sto parlando solo delle scelte consumistiche tradizionali (qual è il tipo di allevamento delle uova che mangiamo? dove è stato realizzato il jeans che indossiamo? quali sono le politiche industriali dei grandi store online?), ma è un ragionamento che è possibile fare in tutti i settori.
 
Per esempio ultimamente per una questione di ecologia informativa ho deciso di non leggere più i quotidiani mainstream (partendo da Fanpage fino al Corriere) e di abbonarmi a Stroncature di Nunziante Mastrolia, un fantastico progetto con approfondimenti e riflessioni di altissima qualità.

Oppure dando fiducia ai produttori locali, rispettosi delle tradizioni, che lavorano a basso impatto ambientale, con standard di lavoro dignitosi e allo stesso tempo innovativi e high tech: gli studi di Alex Giordano e del team Societing4.0 sono un vero e proprio punto di riferimento su queste tematiche, e come non citare i meravigliosi progetti del Monte Frumentario Terra di Resilienza e la biblioteca del Grano ideati e raccontati magistralmente da Giuseppe Jepis Rivello.
 
In conclusione, non serve essere più realisti del Re per comprendere che al momento non possiamo immaginare una società che non sia basata sulla spinta ai consumi; tuttavia possiamo iniziare a immaginare una società dove i consumi da un lato non siano esasperati e dall’altro svolgano anche una funzione sociale.

Ogni qual volta ci apprestiamo a fare un acquisto decidiamo di scegliere un prodotto anziché un altro perché vogliamo portare avanti un’idea precisa di società, di comunità, di sviluppo sostenibile.
 
Il diritto/dovere di voto è il fulcro della società democratica.
Il consumo etico è il perno su cui costruire la nuova società post-consumistica.